Il tema sono gli strumenti musicali immaginati come le macchine inutili di Bruno Munari. Il libro ci ha dato l’ispirazione insieme al lavoro di Louis Bertrand Castel, matematico francese nato nel 1688 che inventò il clavicembalo ottico: uno strumento la cui tastiera produceva colori anziché suoni, all’interno di ampolle.
“Chiudete gli occhi. Provate a dare un suono all’oscurità. Riaprite le palpebre e tentate di far corrispondere a ciascun colore, presente alla vista, un suono. Richiudete gli occhi e lasciate che suoni e colori riaffirono, senza distinzione di campo sensoriale, popolando l’oscurità e il silenzio. Ecco realizzata una sinestesia, ovvero, un cortocircuito percettivo dovuto ad un intrecciarsi di due o più sensi. Adesso, immaginate un vecchio pianoforte, suonato da un bizzarro ed impacciato compositore, dal quale si levano colori e contemporaneamente suoni. Ecco “il clavicembalo per gli occhi”, antenato del moderno pianoforte, progettato e forse realizzato, nel diciottesimo secolo, da un eccentrico francese: Louis Bertrand Castel”.
(dal blog di Marco Caccavo)
Gli studenti hanno proposto delle loro parole (da nuvole, a mare, a gallo…) che sono state segnate alla lavagna, dai ragazzi stessi. Sono stati poi distribuite delle immagini di strumenti musicali antichi e di altre culture in modo che gli studenti potessero osservare, grazie al disegno, le caratteristiche, i meccanismi e le rifiniture dello strumento.
Oboe, clavicembalo, pianoforte… hanno cominciato a girare tra le mani e tra i banchi e sono diventati il primo oggetto delle nostre macchine musicali.